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E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo di quelle, sono sette anni; e le sette spighe sottili, arse dal vento orientale, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. (Genesi 41, 27)
Poi il faraone disse a Giuseppe: "Sono io il faraone, ma senza di te nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutta la terra d'Egitto". (Genesi 41, 44)
Gli risposero: "No, signore; ma i tuoi servi sono venuti per comperar viveri. (Genesi 42, 10)
Noi siamo tutti figli di un unico uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!". (Genesi 42, 11)
Ma egli disse loro: "No; sono i punti deboli del paese che siete venuti a vedere!". (Genesi 42, 12)
Allora essi dissero: "Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli di un unico uomo, nella terra di Canaan; ecco, il più piccolo è adesso presso nostro padre, e uno non c'è più!". (Genesi 42, 13)
Quel personaggio fece come Giuseppe aveva detto e introdusse gli uomini nella casa di Giuseppe. (Genesi 43, 17)
Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per gli Egiziani, che mangiavano con loro, a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe un abominio per gli Egiziani. (Genesi 43, 32)
Poi egli ordinò a colui che era a capo della sua casa: "Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere, e metti il danaro di ciascuno alla bocca del proprio sacco; (Genesi 44, 1)
Allora Giuseppe non poté più contenersi davanti a tutte le persone che lo assistevano, e gridò: "Fate uscire tutti dalla mia presenza!". E così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli, (Genesi 45, 1)
Giuseppe disse ai suoi fratelli: "Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché erano sbigottiti alla sua presenza. (Genesi 45, 3)
Allora Giuseppe disse ai suoi fratelli: "Per favore, avvicinatevi a me!". E si avvicinarono. Egli riprese: "Io sono Giuseppe vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. (Genesi 45, 4)